Memorie Fotografiche – Il desiderio di fermare le memorie con la fotografia.
Tutto è iniziato con una scatola di fotografie appartenuta a mio nonno. Quelle immagini, custodite con cura come piccoli tesori, mi hanno fatto riflettere sul desiderio di fermare il tempo con la fotografia. Un tempo ogni scatto aveva un valore quasi sacro, oggi invece viviamo nell’istantaneità, tra foto digitali che scattiamo, archiviamo e dimentichiamo nel giro di pochi secondi.
La mia tesi parte proprio da qui: da questa trasformazione profonda. Esplora il desiderio umano di fermare il tempo attraverso le immagini e analizza come la fotografia abbia cambiato volto con l’avvento del digitale. Fotografiamo per ricordare, ma cosa ricordiamo davvero? E cosa perdiamo, nel processo?
Attraverso un’indagine che unisce riflessioni teoriche e memoria personale, ho cercato di capire come le immagini influenzano il nostro modo di vivere il tempo, la memoria e l’identità. Ho osservato con occhi nuovi le fotografie di famiglia e quelle anonime trovate nei mercatini, scoprendo che anche volti sconosciuti possono parlarci, evocare storie, risvegliare emozioni.
In un mondo in cui la fotografia è ovunque ma spesso vissuta in modo superficiale, riscoprirne il valore può aiutarci a ritrovare connessioni autentiche con noi stessi e con il passato. Ed è proprio il desiderio di fermare il tempo con la fotografia che ci spinge, ancora oggi, a scattare anche quando sappiamo che potremmo dimenticare lo scatto. Non si tratta di nostalgia, ma di consapevolezza: guardare una fotografia significa fermarsi, ascoltare, ricordare. Guidata anche dalle riflessioni di Andrew Dewdney in Forget Photography, mi chiedo se non sia arrivato il momento di “dimenticare” la fotografia – per riscoprirla davvero, capirla, e forse, onorarla di nuovo.
📸 Ho raccontato questa ricerca anche in una performance interattiva, che puoi approfondire nell’articolo dedicato alla performance “Memorie riflesse”
💻Fonti Principali: